L’utilità dell’informe


©Chiara – Collezione: «Decoupages Des Artistes» – 2007

Pensavo talvolta all’informe

Quest’esercizio con l’informe insegna a non confondere quello che si crede di vedere con quello che si vede.
Il vedere ha una sorta di costruzione, da cui l’assuefazione ci dispensa.
Noi indoviniamo e prevediamo, in generale, più di quanto vediamo, e le impressioni dell’occhio sono per noi segni, e non presenze singolari, anteriori a tutti gli accomodamenti, riassunti, abbreviazioni, sostituzioni immediate che c’inculcarono con la prima educazione.
Come il pensatore cerca di difendersi dalle parole e dalle espressioni bell’e fatte, che dispensano le menti dallo stupirsi di tutto e rendono possibile la vita pratica, nello stesso modo l’artista può con lo studio delle cose informi, ossia di forma singolare, tentar di ritrovare la singolarità propria e lo stato primitivo, originario, della coordinazione del suo occhio, della sua mano, degli oggetti e della sua volontà.

(Degas Danza Disegno)

6 Comments

  1. Spunto interessante, che fa riflettere. In effetti è nelle singolarità che troviamo lo spunto per resettare il nostro modo di vedere e pensare, che possiamo riprendere il modo corretto, non costruito di approcciare il mondo …

    un bacio,
    raf

  2. Ah, sì, certo… Anche se è innegabile l’utilità dell’abitudine, che ti permette di non perdere tempo nell’imparare una medesima azione ogni volta che la compi, bisognerebbe sempre avere consapevolezza di cosa si sta’ facendo, fosse anche il fatto di dar via libera all’abitudine stessa. E’ un post legato al successivo (Tempo di Natale)… te ne sei accorta? :)

    “Una grande intensità: evocazione di qualcosa proveniente dal nulla. È vero che gli strumenti sono quelli, la tecnica, le abitudini, ma un incognita permane: gli anni di pratica non vi possono proteggere (non vi devono proteggere). Bisogna gettarsi in uno spazio vuoto, uscire dalla memoria. Tutti vi stanno guardando, e in questo momento della vostra vita, smettete con i luoghi comuni e inventate.”
    Tim Hodgkinson

  3. che sensazione gradevole leggere queste parole che come scritte su di un muro mi parlano dentro come io vorrei, le leggo in modo informale e si ricompongono con dettagli che disconoscevo eppure erano nei miei gesti nella mia voglia di vedere dove spesso gli occhi non sanno mai guardare incapaci di scovare oltre i limiti dell’evidenza ormai appannati anzi accecati dall’educazione visiva che ogni giorno scivola dentro di me solo sensi e significati estranei e superficiali forme impure ma perfette così come si vuole che siano ma io amo l’informale significato delle cose dove posso assaporare il profumo della loro intima essenza

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